La viticultura nel Salento affonda le proprie radici nell’antichità. In particolare la coltivazione dei vitigni a bacca rossa, iniziata nell’area balcanica dove gli Illiri per primi coltivarono la vite, vide la sua diffusione nel nostro areale per opera dei Fenici (2000 a.C.), antico popolo di navigatori e commercianti, da sempre frequentatori delle nostre coste. A prova di ciò vale la considerazione che la colonizzazione greca avvenuta nel VII secolo a.C. introdusse alcuni vitigni tipici della penisola ellenica (precursori dell’Aglianico) in tutto il sud della penisola italica, ma non in Puglia dove la produzione di vino rosso era già abbondantemente consolidata. E dava il “merum” cioè puro (“mieru” nel dialetto salentino) e non “vinum” che invece era una miscela di merum ed acqua (o miele o altro).
Il passare dei millenni ha, poi, incoronato il Negramaro ed il Primitivo come i veri dominatori della viticultura salentina, in quel territorio argilloso e calcareo che è il “Tacco d’Italia”, baciato dal sole e proteso verso il mare da cui attinge ogni benefica influenza.
Tutti i vigneti aziendali ricadono nell’area di produzione D.O.C. del “Salice Salentino – rosso e rosato” e dalla loro diretta coltivazione deriva la produzione vitivinicola di Terre dell’Olmo che attualmente comprende:
“Sciju” che è un vino ottenuto da uve di PRIMITIVO al 100%, dal colore rosso rubino intenso, caratterizzato da un profumo ampio e persistente di frutta e spezie. Strutturato e corposo Sciju è fermentato in serbatoi di acciaio e messo ad affinare per 6 mesi in barrique di rovere francese.
“Ucàla” è invece un tipico rosato del Salento ottenuto, come da tradizione, da uve 100% di NEGRAMARO. La macerazione del mosto a contatto con le bucce non supera le 12 ore, conferendo così al vino un colore rosa chiaro molto trasparente. All’olfatto rivela delicate fragranze floreali mentre al palato concede un gusto equilibrato e fresco.
